Il volto santo di manoppello, la vera icona

di Antonio Bini

“In un piccolo paese dell’Abruzzo si trova nascosto uno dei più grandi tesori del mondo” scrisse p. Heinrich Pfeiffer, all’inizio del suo ultimo articolo pubblicato sulla rivista “I Luoghi dell’Infinito” (2018), prima della sua morte, alludendo al Volto Santo di Manoppello (PE). Lo studioso tedesco, stimato docente di arte cristiana dell’Università Gregoriana di Roma, dopo anni di ricerche identificò quell’immagine con quella della Veronica (Vera icona), ritenuta scomparsa. Quando p. Pfeiffer rese pubblico il risultato delle sue ricerche in una conferenza organizzata il 31 maggio 1999 presso la sede dell’Associazione Stampa Estera a Roma, i media di tutto il mondo scoprirono il piccolo santuario ai piedi della Maiella e la misteriosa immagine, finora conosciuta soltanto a livello locale.

Il velo misura 17×24 cm ed è racchiuso tra due vetri. Il tessuto sottilissimo e trasparente, presenta l’immagine di un uomo con i capelli lunghi, la barba divisa a bande ed è visibile da entrambe i lati. 

La preziosa immagine giunse a Manoppello nel XVI secolo, portata da un anonimo pellegrino che la donò a Giacomo Antonio Leonelli, incontrato in paese davanti la chiesa di San Nicola. Nel 1618 il velo passò di mano e fu nella disponibilità di Donat’Antonio De Fabritiis, il quale ritenne opportuno che il velo fosse più opportunamente venerato nella chiesa dei Cappuccini, che avevano finito di costruire il loro convento nel 1920, sulla collina Tarigni, a circa due chilometri dal centro storico.

L’unico documento che ricostruisce la storia dell’arrivo del Volto Santo a Manoppello e la successiva donazione ai Capuccini è costituito dalla Relatione Historica redatta oltre un secolo dopo da padre Donato da Bomba nel 1640, poi resa pubblica nel 1646.

È bene ricordare che le ricerche di p. Pfeiffer ebbero inizio quando venne a conoscenza di alcuni studi effettuati da suor Blandina Paschalis Schlömer, iconografa tedesca, che portavano ad una sorprendente conclusione: il Volto della Sindone e il Volto Santo erano sovrapponibili, in almeno dieci punti, circostanza ammessa anni dopo anche dallo storico sindonologo Luigi Baima Bollone.

Tali circostanze meritavano di essere approfondite, potendo portare alla straordinaria deduzione che i teli dovevano essere stati insieme nel sepolcro di Cristo, secondo la testimonianza contenuta nel Vangelo di Giovanni.

Tesi non sempre facili da accogliere, in quanto portavano a superare convinzioni consolidate. Una svolta significativa si ebbe con la visita di Benedetto XVI a Manoppello il primo settembre 2006, il primo papa della storia a raggiungere il Santuario del Volto Santo. I media lo mostrarono emozionato davanti alla sacra immagine. Pochi giorni dopo la chiesa fu elevata a Basilica ed esattamente un anno dopo scrisse la preghiera dedicata al Volto Santo, definito “volto umano di Dio entrato nella storia per svelare gli orizzonti dell’eternità”.

Quanto alla straordinaria natura del velo, occorre ricordare come nel corso di un incontro internazionale sulle acheropite, organizzato dall’ENEA nel maggio 2010 presso il centro di sperimentazione di Frascati, è stato diffuso un comunicato stampa che a proposito del Volto Santo sosteneva che “pur sembrando a prima vista un dipinto, in realtà mostra molte particolarità largamente incompatibili con tale ipotesi”.

Il Santuario, retto da oltre quattro secoli dai padri cappuccini, è diventato meta di pellegrinaggi da tutto il mondo.

Ho incontrato suor Blandina da venti anni vive come una eremita nei pressi del Santuario, continuando a studiare il Volto Santo, pubblicando di recente il saggio “Salì sul tramonto”. La studiosa nota con qualche rammarico “vi è l’impressione che la conoscenza del Volto Santo si diffonda a fatica proprio in Italia, eppure Gesù si è nascosto proprio qui e aspetta che gli uomini comincino a scoprire la sua presenza”

L’anno del Giubileo costituisce un motivo in più.


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