Il pontificato di Leone XIV nel segno della pace

di Rossella Vezzosi

“Mai più la guerra!” – questo è stato l’appello accorato lanciato da Papa Leone XIV nella sua prima preghiera domenicale affacciato dalla Basilica di San Pietro. Con queste parole, Robert Francis Prevost, che ha scelto il nome di Leone XIV, ha inaugurato un pontificato che ha posto la pace al centro della sua missione, tanto pastorale quanto diplomatica. Fin dal giorno della sua elezione, l’8 maggio 2025, era apparsa chiara la sua volontà di fare della pace una priorità assoluta della Chiesa, in un mondo segnato da conflitti, tensioni e nuove forme di violenza, quando nella sua prima benedizione “Urbi et Orbi”, subito dopo la sua elezione, proclamava parole di pace: “La pace sia con tutti voi!”

Il Papa, da allora, ha continuato a chiedere con forza ai “grandi del mondo” di fermare le guerre, invocando una pace giusta e duratura in Ucraina e a Gaza, e auspicando un cessate il fuoco immediato, insieme alla liberazione degli ostaggi. I suoi interventi si sono poi moltiplicati nei discorsi pubblici, nelle udienze e nei documenti ufficiali, ma si sono tradotti anche in atti concreti: dal sostegno alla diplomazia vaticana fino all’incoraggiamento delle iniziative locali per la riconciliazione. Il Santo Padre ha lanciato numerosi appelli affinché cessino le ostilità, insistendo sull’urgenza dell’aiuto umanitario e del rispetto della dignità umana nei territori colpiti dalla guerra, esortando alla promozione del dialogo come unica via per la risoluzione pacifica dei conflitti, e riaffermando che solo attraverso l’ascolto e la comprensione reciproca si possono costruire ponti tra le nazioni. Il Pontefice ha, inoltre, riconosciuto e sostenuto il lavoro delle associazioni impegnate nella pace, lodando l’azione quotidiana di tanti operatori che agiscono spesso lontano dai riflettori. Centrale anche l’impegno per l’educazione dei giovani alla non-violenza: il Papa ha sottolineato l’importanza di formare nuove generazioni sensibili al dialogo, al rispetto e alla giustizia, ritenendo essenziale il ruolo dei testimoni di pace. 

In ambito diplomatico, Leone XIV ha rinnovato l’impegno del Vaticano nel facilitare il dialogo tra le parti in conflitto, in particolare nel contesto della guerra in Ucraina. Ha espresso la volontà di ospitare negoziati di pace tra Kiev e Mosca e, a solo un mese dalla sua elezione, ha ripreso i contatti con il presidente russo Vladimir Putin, rompendo un silenzio durato oltre tre anni. Durante la telefonata del 4 giugno, il Pontefice ha chiesto alla Russia un gesto concreto in favore della pace e ha ribadito l’importanza del dialogo per avviare una soluzione condivisa. Il Cremlino, pur difendendo le proprie posizioni e accusando Kiev di sabotaggi, ha mostrato disponibilità a mantenere aperto un canale privilegiato con la Santa Sede. Il Papa ha anche deciso di prolungare la missione del cardinale italiano Matteo Zuppi, incaricato inizialmente da Papa Francesco per trattare con Mosca riguardo alla liberazione dei prigionieri di guerra e al ritorno dei bambini ucraini deportati. Questo conferma la continuità e la determinazione della Santa Sede nel cercare ogni possibile spiraglio di dialogo. Infine, Papa Leone XIV ha ribadito che non può esserci vera pace senza giustizia sociale, senza attenzione verso i più deboli e senza solidarietà concreta. Ha invitato la Chiesa tutta a farsi prossima ai poveri, ai migranti, agli esclusi, perché costruire la pace significa anche abbattere le barriere dell’ingiustizia. E anche il 15 giugno, nel primo Angelus del pontificato – nelle domeniche precedenti, quelle del tempo di Pasqua, Papa Leone aveva recitato il Regina Coeli – non dalla finestra del Palazzo Apostolico ma dal sagrato della Basilica, Leone XIV ha nuovamente lanciato un accorato appello alla pace nel mondo. Invitando a pregare per il Medio Oriente, l’Ucraina e tutti i Paesi colpiti da conflitti ha richiamato l’attenzione sulle guerre in Asia e Africa, e ha evocato il Myanmar, dove i combattimenti proseguono nonostante il cessate-il-fuoco. Ha ricordato la Nigeria, dove nella notte un massacro ha causato circa 200 vittime, molte delle quali sfollati ospitati da una missione cattolica e ha terminato con un riferimento alla crisi in Sudan.

Il suo messaggio, profondo e instancabile, è un sincero invito alla conversione dei cuori e a un impegno quotidiano per un mondo più giusto, più umano e davvero pacifico.


The pontificate of Leo XIV under the sign of peace

Pope Leo XIV, born Robert Francis Prevost, began his papacy on May 8, 2025, with a powerful call for peace, declaring “No more war!” during his first Sunday prayer. From the outset, he made peace the central mission of his pastoral and diplomatic work. He consistently urged global leaders to end wars, especially in Ukraine and Gaza, calling for immediate ceasefires, hostage releases, and humanitarian aid. His efforts include active Vatican diplomacy and support for local peace initiatives. Pope Leo XIV emphasized education in non-violence, especially among the youth, and praised those working quietly for peace. He renewed dialogue with Russia and offered to host peace talks between Moscow and Kyiv. He also extended the mission of Cardinal Matteo Zuppi in negotiating humanitarian issues with Russia. The Pope linked true peace to social justice, solidarity with the poor and migrants, and overcoming inequality. In his first Angelus on June 15, he again appealed for peace in conflict zones including the Middle East, Myanmar, Nigeria, and Sudan. His message remains a heartfelt call for conversion, compassion, and global reconciliation.


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