A un’ora da Roma La Spiaggia di Sant’Agostino, del miracolo dell’angelo e l’eremo della SS. Trinità

di Livio Spinelli

PAPA LEONE XIV

Robert Prevost è il primo Papa dei Frati agostiniani

Questo Ordine fondato nel 1246 si ispira agli insegnamenti di Sant’Agostino d’Ippona, teologo e filosofo cristiano del sec. IV. Prevost che ne è stato Priore Generale in un’intervista afferma:

“Essere Frate Agostiniano significa amare la Chiesa. Agostino ce lo insegna: amare Cristo è amare la Chiesa. Uno degli elementi del pensiero di Agostino che mi piace molto è l’idea della necessità di continuare sempre a camminare, di non fermarsi nel cammino: è il sermone 306, molto bello, dove Agostino parla di questo pellegrinaggio che è la vita cristiana, per un cammino che ci porta verso il regno di Dio, tutti noi dobbiamo camminare e progredire. Sant’Agostino ancora oggi per noi Agostiniani è l’ispirazione e il senso della nostra vita per aiutarci a camminare come discepoli di Cristo”.

Secondo la tradizione Agostino, prima di tornare in Africa soggiornò in quell’eremo di Centumcellae presso Allumiere, poi chiamato della SS. Trinità, ove solito fare lunghe passeggiate fino al mare per ristorare il corpo e la mente. Un giorno, mentre era intento a meditare sul dogma della Trinità, camminando lungo la spiaggia vicina al porto di Giano (oggi Civitavecchia dove sorge l’omonima Chiesa) ebbe la famosa apparizione di un Celeste Fanciullo, che col cavo della mano attingeva l’acqua del mare versandola in una piccola buca nella sabbia. Il Fanciullo, richiesto del perché di tale azione, rispose di voler versare tutto il mare in quella piccola fossa. Agostino, sorridendo, fece notare l’umana impossibilità dell’impresa, e il Fanciullo, prima di sparire – rivelando così la sua natura angelica – gli lanciò questo monito: «È più facile che io riversi tutta l’acqua del mare in questa piccola buca, che tu riesca a comprendere l’imperscrutabile mistero della Santissima Trinità con l’ausilio della ragione!» Questo prodigioso avvenimento è raffigurato in moltissime opere di eccelsi artisti come Botticelli, Lippi e Rubens. 

Dalla Biblioteca Nazionale di Praga riemerge il SERMO DE BEATO AUGUSTINO LA PIÙ ANTICA OPERA CHE PARLA DI S. AGOSTINO A CENTUMCEALLAE ED ALLUMIERE

Finora si riteneva che l’opera più antica sull’origine dell’Ordine degli Agostiniani fosse il Tractatus de origine Ordinis fratrum heremitarum sancti Augustini, di Enrico di Friemar del 1334, ora si conoscono due piccole opere antecedenti, di cui una il Sermo de beato Augustino, composto nel 1332 da Nicola di Alessandria, membro del capitolo Generale dell’ordine e “professor sacrae theologiae”. Il Sermo fu composto a Parigi nel 1332, probabilmente dedicato ai giovani Agostiniani nel giorno della festa di Sant’Agostino, il 28 di agosto.

Il SERMO conferma quanto riportato nelle tre antiche lapidi, due affisse all’ingresso dell’Eremo della Trinità di Allumiere, una scoperta sulla spiaggia di Sant’Agostino (oggi comune di Civitavecchia), e attesta che Sant’Agostino da Milano giunse nella Tuscia, soggiornando a Civitavecchia per quasi tre anni e si attesta la presenza in Centocelle degli agostiniani “fino a quando, i mori distrussero questa città di Centumcellae”.

Qui presso questo lido

vicino a questo porto chiamato a quel tempo di bertaldo

il divo aurelio agostino

mentre era totalmente assorto a meditare sull’imperscrutabile

mistero della divina trinità a seguito dell’incontro prodigioso

del messaggio di un fanciullo bellissimo e veramente divino

intento a versare col cavo della mano infantile

tutta l’acqua del mare entro una fossetta da lui stesso scavata

sull’eremo margine del lido capì che l’argomento

su cui in quel momento rifletteva e che aveva cominciato a trattare

nel vicino oratorio della ss. trinità era veramente immenso

e impossibile a mente umana compredere e spiegare

Presso l’eremo della ss. Trinità di Allumiere esistevano altre due lapidi, andate perdute per consolidare nella pietra l’antica tradizione del soggiorno di Sant’Agostino tra i monaci della tuscia e di Centumcellae. La prima lapide attesta che in quel luogo vi fu un «vetustissimo cenobio» nel quale Sant’Agostino era vissuto in comunità con quei monaci, prescrivendo loro la Regula secunda. La seconda lapide, esposta all’esterno della chiesa, informa il viandante (viator) che Sant’Agostino aveva in quell’eremo iniziato la stesura del De Trinitate interrotta dal monito del celeste Fanciullo presso il lido di Bertaldo. La terza lapide era stata forse esposta nel luogo dove scaturisce la sorgente di acqua dolce, cui attingevano gli abitanti del posto e gli addetti al piccolo approdo.


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